3 giugno 2015

Un autobus blu chiamato sorriso

All'uscita dall'asilo, io e Lucrezia andiamo insieme a prendere un gelato alla vicina gelateria sul ponte: quella preferita dalle mie due donne!

Una volta preso, ci accomodiamo su di una panca esterna, resa disponibile dalla gelateria: lì vicino passa tutto il traffico che attraversa Zola, che deve necessariamente passare per il ponte.

"Blu!" esclama Lucrezia.
"Ah!" rispondo io sorridendo: mi giro e vedo l'autobus sul quale richiamava la mia attenzione mia figlia.
Lei adora i mezzi pubblici, e gli autobus (in particolar modo quelli blu) attirano sempre la sua attenzione.

Osserviamo il mezzo avvicinarci, fermandosi proprio davanti a noi; il mio sguardo incrocia involontariamente quello del conducente, che ci sorride salutando.
"Ah!" esclamo, sorridendo del facile riscontro ottenuto da mia figlia.

Il conducente appare immediatamente imbarazzato, mascherando goffamente il gesto del saluto con un movimento per grattarsi la testa.
Osservo perplesso l'autobus allontanarsi, ma non do troppa importanza all'avvenuto.

Il semaforo, poco più in là, torna rosso e si ferma davanti a noi una macchina, e la conducente ci guarda sorridendo, mentre ancora una volta incrocio il suo sguardo.
Quello sguardo e quel sorriso hanno un che di materno e comprensivo, e improvvisamente capisco:
ho stampigliato sul viso il sorriso permanente ed inamovibile (e forse un po' ebete) del genitore felice, ed è con quello che (senza accorgermene) guardo tutto e tutti.
Dando magari l'impressione di conoscere chi sto guardando e di stare per... salutarlo!

Quindi, sappiatelo: se mi incrociate per strada e mi vedete guardare nella vostra direzione sorridendo, potrebbe non essere perché vi ho già riconosciuti e vi sto per salutare.
Potrei anche avere semplicemente per mano... mia figlia!

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